Le elezioni presidenziali americane del 2024 si preannunciano come una sorta di ultima trincea per la Cricca globalista e il suo deep state, ormai alle corde dal punto di vista militare, politico e finanziario a livello globale. La perdita della Casa Bianca, per quanto solo figurativa (in passato, ci siamo occupati estensivamente della natura fittizia della presidenza Biden), darebbe il via all’offensiva aperta da parte dei Patrioti, al disvelamento definitivo della realtà e del conflitto in corso, ai processi pubblici e alle relative condanne. L’unico elemento che ha finora salvato ciò che rimane delle strutture globaliste (e ne rimane meno di quello che pensiamo, perché niente è come che sembra) è il fatto di poter disporre di grosse quote della popolazione mondiale da utilizzare come una sorta di ostaggi o scudi umani, in quanto, essendo queste ancora preda dei fumi tossici dell’apparato propagandistico, possono essere spinte verso direzioni distruttive, com’è accaduto ai tempi del COVID. Ad esempio, il rischio di una guerra civile negli USA è concreto e va disinnescato con cautela; non bisogna, inoltre, sottovalutare le residue capacità strettamente militari della Cricca, benché in fase di esaurimento.
Alla Cricca è rimasto il controllo di alcuni apparati negli USA e, in misura forse maggiore, in Europa, ma questi bastioni sono soggetti a un continuo, inesorabile logoramento. Anche le strutture sovranazionali in mano ai globalisti sono state sapientemente minate: si pensi agli effetti disastrosi del conflitto russo-ucraino sull’Unione Europea (squassata da fratture, ancora per poco, “sotterranee”) e sulla NATO, praticamente sconfitta in Ucraina e condannata a morte dal “ritorno” di Trump. Come se non bastasse, la Cina sta sperimentando una “ripulitura” dall’interno (spettacolare la rimozione di Hu Jintao, uomo di Soros, dal Congresso del PCC praticamente in mondovisione, ma non devono passare inosservate le successive purghe, con la “sparizione”, tra gli altri, del Ministro degli Esteri Quin Gang e il licenziamento del ministro della difesa Li Shangfu e di altri alti funzionari), il Giappone si distacca dagli alleati e compra petrolio dalla Russia a prezzi superiori al “limite”, l’Africa si sta finalmente svincolando dallo sfruttamento delle politiche neocoloniali e altri paesi “periferici” (soprattutto quelli che controllano le fonti energetiche) hanno ingrossato o si avviano a ingrossare le file dei BRICS, l’entità che sta cambiando per sempre gli equilibri di potere internazionali. Inoltre, dietro le quinte, sta nascendo il nuovo sistema monetario, che sostituirà quello basato sul dollaro e sulla moneta fiduciaria.
Di fronte a un quadro simile, la sconfitta nelle elezioni americane di novembre e la contestuale fine del teatrino rappresentato dalla distorta visione della realtà che i media hanno fatto ingurgitare al pubblico per decenni sarebbero (saranno), per i globalisti, la mazzata finale. Per questo motivo, tentano di giocarsi tutte le carte per ribaltare la situazione in loro favore, anche se finora i Patrioti hanno saputo prevederne ogni mossa.
Se nell’arena internazionale i globalisti stanno cercando di scatenare la terza guerra mondiale cinetica, la strategia dei Patrioti e quella di contenere e ripulire: contenere l’espansione dei conflitti ed utilizzare l’opportunità fornita dagli stessi per ripulire le zone di guerra dai nemici, su, su, fino ai vertici. Mentre nel conflitto russo-ucraino gli schieramenti sono chiari (molto meno lo è il gioco delle alleanze, con diversi paesi europei che vorrebbero sfilarsi dal fronte anti-russo, ma ancora non possono), in Medio Oriente la situazione molto più ingarbugliata e non ci pronunciamo sul quadro complessivo, pur rimanendo convinti del fatto che l’attacco del 7 ottobre contro Israele sia stato effettuato con la complicità degli stessi israeliani. Aggiungiamo, inoltre, che Israele ha incontrato nella Striscia di Gaza una resistenza imprevista, segno dell’intervento nel conflitto di forze notevoli non appartenenti al contesto palestinese, ma comunque a sostegno di quest’ultimo. L’impressione complessiva è che tutti questi eventi siano sincronizzati con quanto avviene in America, per cui potrebbe davvero accadere che un’imminente, nella percezione delle masse, terza guerra mondiale venga fermata dall’intervento del neoeletto Trump. È uno dei tanti scenari ipotizzabili, ben coscienti che le svolte del Piano sono imprevedibili e, spesso, volutamente controintuitive: si tratta di “Pianificazione militare al suo meglio” (Q#2169).
Il recente World Economic Forum è il palcoscenico che i globalisti hanno utilizzato per lanciare le loro minacce, più o meno velate: un segno inequivocabile di debolezza. Hanno cominciato con l’ipotetica “Malattia X” (leggi: arma biologica), che dovrebbe essere 20 volte più letale del COVID, per chiudere “in bellezza” con le minacce di assassinio nei confronti di Trump, codificate nelle immagini di un tweet di Alex Soros (la spiegazione QUI e QUI), il figlio di George, a cui ha risposto persino il generale Flynn. La comunità degli Anon, ormai abituata a decodificare questo tipo di comunicazioni, ha immediatamente compreso il significato del messaggio. Per la cronaca, Trump è al sicuro (Q#661).
Ma ciò che più ci ha colpiti del forum di Davos di quest’anno è stata la paura palpabile che pervadeva i partecipanti, un vero terrore, una paura terribile del prossimo futuro, con la figura di Trump che, in qualche modo, aleggiava come una catastrofe per loro inevitabile. Una paura che riverbera continuamente nei media, che usano toni isterici senza precedenti per attaccare Donald Trump, sperando di spingere parte della popolazione ad un’azione violenta, che possa aprire loro una via di fuga. Come dicono in America, Trump abita nella loro testa senza pagare l’affitto: i globalisti si trovano nell’obbligo, per la stessa sopravvivenza fisica dei loro vertici, di dover evitare a qualsiasi costo il ritorno di Trump alla Casa Bianca e, a tal proposito, le recenti primarie repubblicane in Iowa e New Hampshire suonano per loro come un oscuro presagio.
Abbiamo notato, negli ultimi mesi, che anche i Patrioti hanno iniziato a utilizzare lo strumento della minaccia aperta, non per nascondere la propria paura come i globalisti, ma piuttosto per costringere il nemico a reazioni scomposte. Un po’ come un pugile che provoca verbalmente l’avversario e lo invita a colpire, in modo da farlo scoprire e poter quindi assestare il colpo del KO. Esempi lampanti in questo senso sono le promesse di Trump di purghe e vendetta giudiziaria, le affermazioni di tono analogo da parte di esponenti della sua cerchia più stretta, la telefonata di Tucker Carlson, sicuramente il giornalista più seguito in Occidente e a tutti gli effetti arruolato nella squadra dei Patrioti, che ha lasciato nella segreteria telefonica di Justin Trudeau il messaggio “Stiamo venendo a liberare il Canada”. Facciamo presente che il Primo Ministro canadese Trudeau fa parte della “nidiata” dei Giovani Leader Globali (Young Global Leaders) del WEF (per capire che razza di incubo distopico sia diventato il Canada, consigliamo la visione di questa intervista di Tucker Carlson a un esule canadese). Entrando anche in questo caso nel campo delle congetture, è possibile, come ha ipotizzato la dottoressa Jan Halper-Hayes (a titolo personale), che l’intento sia quello di spingere i globalisti ad azioni talmente eccessive da fornire il pretesto per l’intervento scoperto dell’esercito americano nella sfera politica sulla base dei brogli del 2020.
Sempre per mettere la Cricca e il deep state all’angolo, l’argomento della pedofilia (una pratica inaccettabile segretamente molto diffusa tra le élite) è stato fatto entrare a forza nel ciclo delle news, con la pubblicazione della lista degli ospiti di Epstein e i sospetti nati dalla scoperta di un profondo tunnel segreto (con all’interno un materasso macchiato, un seggiolone e vestiti per bambini) sotto una sinagoga a New York.
Carovane di migranti continuano ad entrare quotidianamente negli USA attraverso il confine con il Messico (siamo a ritmi superiori ai 3 milioni l’anno) con la complicità del governo federale. Per i Democratici, si tratta di un tentativo di importare votanti a loro favore: c’è infatti pieno scontro sull’obbligo di presentare un documento di identità al seggio elettorale e si suppone che i migranti clandestini siano incentivati a votare democratico, viste le politiche di welfare a loro favore. Il Texas, Stato repubblicano per eccellenza, sta difendendo il confine con le forze militari statali e una recente sentenza preliminare della Corte Suprema, che mette la questione del confine nelle mani delle forze federali, sta spingendo lo Stato della “stella solitaria” su una rotta secessionista. Le autorità texane non hanno intenzione di fermarsi: “non rompete le scatole al Texas” è il detto più noto da quelle parti.
Entrando nel regno delle congetture, delle suggestioni e delle ipotesi, esiste la possibilità, come suggerito dalla dottoressa Halper-Hayes, che la situazione al confine venga utilizzata dai Patrioti per far entrare militari stranieri a loro supporto. In fondo, i nostri sono maestri nell’usare i piani dei nemici contro i nemici stessi.
Oltre a quelle già accennate, quali altre strategie possiamo aspettarci dalla Cricca per sfuggire al proprio destino? Nell’armamentario troviamo i soliti disordini, con condimento di ideologie “woke”) da parte dei suoi paramilitari mercenari, come Antifa, Black Live Matters, gang tipo MS-13 e tagliagole vari (ne abbiamo discusso in “Il neonazismo dei Democratici americani”), le sparatorie, con eccidio, da parte di sfortunati individui sottoposti al controllo mentale del programma MK-Ultra (vedi, ad esempio: https://www.youtube.com/watch?v=wRsY9dAPdWk), terrorismo mediatico in salsa medico-sanitaria, false flag di ogni tipo e dimensione, azioni giudiziarie e diffamazione verso Trump e la sua cerchia, persecuzione e diffamazione degli attivisti MAGA. Hanno addirittura tentato di usare l’argomento “alieni” come arma di distrazione di massa (ne ha parlato anche Tucker Carlson in un’intervista), ma con scarsi risultati. Come dice Q, questa gente è stupida.
In tutto questo bailamme è intervenuto anche Putin, affermando che le elezioni presidenziali americane del 2020 sono state truccate mediante il voto postale. È una cosa che tutti noi Anon sapevamo già, a cui aggiungiamo che il divario tra Trump e Biden era talmente grande che, al voto postale, hanno dovuto aggiungere la manipolazione del voto elettronico via satellite, grazie all’aiuto dell’impresa italiana Leonardo con l’intermediazione di Matteo Renzi in persona. Si tratta dell’Italygate (LINK1 - LINK 2), di cui probabilmente sentiremo molto parlare in futuro.
Il 2024 si preannuncia come un anno cruciale per la guerra in corso, pieno di rivelazioni di verità anche difficili da digerire e di eventi importanti, forse anche straordinari. Qualunque cosa accada, noi Anon abbiamo la certezza che niente potrà fermare quello che sta arrivando.