“Datemi il controllo della moneta di una nazione e me ne infischio di chi fa le sue leggi” (LINK). Così si espresse Mayer Amschel de Rothschild (1744-1812), fondatore della famosa dinastia di banchieri. In questa citazione, da prendersi alla lettera, c’è il succo degli ultimi 250 anni di capitalismo, che hanno visto concentrarsi sempre più ricchezza nelle mani dei controllori del credito e della moneta, in un ambiente economicamente sempre più fragile: una fragilità causata delle stesse leggi di sviluppo del sistema economico.
Il passaggio dalla moneta con un valore intrinseco (quella fatta di metallo prezioso) alla moneta che ne è priva e che è solo la rappresentazione di un valore (moneta fiduciaria o “fiat”) e l’accentramento del controllo dell’emissione della moneta fiat, praticamente in ogni angolo del mondo (vedi drop di Q: Q#135, Q#136, Q#137, Q#138), nelle mani di un ristretto gruppo di famiglie (tra cui troviamo appunto i Rothschild, i Morgan, i Rockefeller) è stata la chiave perché a quelle stesse famiglie fosse assegnato un potere enorme e senza precedenti.
Il passaggio dalla moneta metallica alla moneta fiat non è stata una vera e propria scelta, bensì un passaggio obbligato in un sistema economico che andava maturando e si avviava al declino. Scrivevamo nel nostro articolo “Alcune note economiche a margine del conflitto russo-ucraino”:
“Il sistema economico dell’Occidente è il sistema che, fino a poco tempo fa, dominava il mondo intero e che oggi si presenta in evidente crisi. Esso è afflitto da un problema fondamentale legato alle sue stesse leggi di sviluppo, un problema che porta i margini di profitto a diminuire nel tempo rispetto al capitale investito (cioè, a livello sociale, è necessario investire capitali sempre più ingenti per ottenere gli stesi profitti). Questa legge economica, che è stata scoperta dagli economisti classici e che non è eludibile ma solo momentaneamente aggirabile, è legata all’uso sempre più esteso di macchine e sistemi automatici nella produzione e le circostanze storiche ne stanno dimostrando la completa esattezza. Per fronteggiare le conseguenze di tale legge economica, il sistema ha dovuto dapprima espandere il mercato, soppiantando praticamente tutti i residui pre-capitalistici a livello mondiale, poi ha dovuto rifugiarsi in una bolla borsistica e finanziaria che ha permesso ai capitali di trovare una redditività fasulla, basata su una montagna di carta (la cosiddetta “economia di carta”) e, contemporaneamente, ha dovuto espandere il consumo attraverso la creazione di categorie improduttive (la cosiddetta “espansione del terziario”). Infine, dopo la crisi del 2008, che ha rappresentato la fine della funzione autonoma della finanza come traino dell’economia mondiale, è stato necessario per le élite dominanti pompare moneta creata dal nulla (quindi praticamente falsificata) all’interno di canali specifici, per spostare ricchezze dalla popolazione e da settori “marginali” a settori direttamente legati alle loro attività. Questo significa, semplicemente, essere arrivati a "raschiare il fondo del barile". Il tutto in un dilagare di inefficienza e corruzione, quest’ultima dovuta alla lotta sempre più serrata per la spartizione di profitti sempre più esigui. Ovviamente, tutti questi fenomeni sono sempre coesistiti nell’economia degli ultimi secoli, ma il prevalere dell’uno o dell’altro ha scandito le diverse fasi del progressivo invecchiamento e imputridimento del sistema economico.”
L’emissione di moneta fiat non solo amplia all’infinito le possibilità del credito, ma rende possibile, per chi la controlla, creare denaro dal nulla semplicemente per l’arricchimento proprio e dell’ampia cerchia di accoliti che è stato necessario creare per meglio gestire ricchezza e potere. Il denaro fiat, di per sé, non è ricchezza, ma è una leva per muovere la vera ricchezza (beni e servizi) e quella “di carta” (azioni e derivati finanziari) in una determinata direzione. Possiamo quindi dire che il controllo della massa monetaria e la sua distribuzione vengono utilizzati per drenare ricchezza da una classe all’altra (cioè da chi produce la ricchezza a chi è, a rigor di termini, un parassita) attraverso l’inflazione. In altri termini, l’inflazione è un furto chiamato diversamente o, per dirla nei termini di Q, è manipolazione monetaria, è una forma di tassazione senza che, in cambio, alla popolazione venga data adeguata rappresentanza nelle istituzioni (Q#4962).
Ci è utile ora un’altra citazione del capostipite dei Rothschild, Mayer Amscher: “La nostra politica è quella di fomentare guerre, dirigendole in modo che tutte le Nazioni coinvolte sprofondino sempre più nel loro debito e quindi in nostro potere” (LINK). Capiamo quindi bene il quadro etico (e anche spirituale) entro cui certi poteri si muovono fin dai loro albori e capiamo anche come fosse chiaro fin da subito l’obiettivo del raggiungimento del potere assoluto, al di sopra di qualsiasi entità, comprese le più grandi nazioni. Un obiettivo che ha fomentato, in queste cosiddette “élite”, un folle delirio di onnipotenza (“Questa gente è malata”, Q#280 et al.) e una perdita di contatto con la realtà che li ha condotti a una specie di demenza (“Questa gente è stupida”, Q#304 et al.).
Nel tempo, la Cricca ha allargato il controllo su un numero crescente di Stati, creando strutture concentriche di controllo e gestione del potere, sia sotterranee che allo scoperto, basate su intrecci tra ricatto e corruzione. Ad esempio, in un drop Q cita il prestito dei Rothschild alla Santa Sede del 1832 (Q#1021), forse perché segna l’inizio del loro controllo sulla Chiesa Cattolica, diventata essa stessa parte integrante del sistema finanziario, e sulla sua forza propagandistica rivestita di autorità religiosa.
Nel 1913 venne fondata la Federal Reserve, che permise alla Cricca un drenaggio capillare della ricchezza prodotta negli USA, la nuova potenza mondiale, attraverso l’inflazione e, nel contempo, rafforzò la sua presa sull’intero Stato e le assegnò il controllo di quella che sarebbe diventata la moneta mondiale.
Nel grafico sottostante, si vede la perdita di potere d’acquisto del dollaro dalla fondazione della FED fino al 2020 (fonte: https://www.visualcapitalist.com/purchasing-power-of-the-u-s-dollar-over-time/)
Da un nostro scritto del 2019: “Vale la pena notare come la lotta per istituire una banca centrale negli USA sia sempre stata molto aspra [...] Nella loro storia, gli USA hanno avuto tre banche centrali, le prime due negli anni 1791-1812 e 1816-1836. Quando l’attuale FED fu istituita il 24 dicembre del 1913, l’allora presidente Wilson ebbe a dire al riguardo: “Sono un uomo profondamente infelice. Ho inconsapevolmente rovinato il mio paese. Una grande nazione industriale è controllata dal suo sistema di credito”. [...] Durante la Grande Depressione, nel periodo del New Deal, la borghesia finanziaria americana era talmente (e immotivatamente) spaventata dal fatto che il presidente Roosevelt potesse usare le prerogative della FED per stampare denaro e veicolarlo alla popolazione in difficoltà, alterando, attraverso la distribuzione della massa monetaria, la distribuzione della ricchezza tra le classi in favore del popolo, che tentò di organizzare un colpo di stato, il cosiddetto Business Plot del 1934.”
Quanto detto vale a sottolineare la forza insita nel controllo della moneta e la sua centralità nel potere delle élite dominanti. Se era stato sempre saldo il controllo della Cricca sulla Gran Bretagna, fino all’inizio del ‘900 prima potenza mondiale e suo strumento docile e preferito, lo spostamento degli equilibri geopolitici ed economici in favore degli Stati Uniti non la trovarono impreparata.
Il potere della Cricca si ampliò ulteriormente, in virtù delle due guerre mondiali e della conseguente affermazione del dollaro come moneta mondiale, dapprima attraverso gli accordi di Bretton Woods (1944) e poi attraverso il loro scioglimento nel 1971 (che comportò la fine della parità tra dollaro e oro), seguito dagli accordi tra USA e Arabia Saudita per fare del dollaro l’unica moneta accettata per l’acquisto di petrolio (1974-75). Il controllo delle “fonti” monetarie è, in effetti, da sempre accoppiato al controllo delle fonti energetiche.
Ma il potere di creare denaro dal nulla stato utilizzato anche per l’appropriazione della ricchezza mondiale attraverso i fondi di investimento azionari, segnatamente BlackRock, Vanguard e State Street, strettamente interconnessi tra loro e oggi proprietari di oltre un terzo della ricchezza azionaria del pianeta.
La proprietà delle banche centrali implica anche la possibilità di controllare interamente il credito e di provocarne la contrazione e l’espansione e, grazie a questa facoltà, approfittando della concomitanza delle periodiche contrazioni dell’economia capitalistica, la Cricca ha ingegnerizzato i crolli borsistici, liberandosi in anticipo di parte delle proprie quote azionarie e poi, dopo la caduta dei listini, acquistando il controllo di aziende sane e redditizie a prezzi di saldo (Q ha accennato chiaramente a questo meccanismo in Q#4962). La vicenda Game Stop di pochi anni fa (vedi il nostro articolo a riguardo) ha mostrato chiaramente come il gioco in borsa sia comunque sempre truccato in favore dei poteri forti e che, nel momento in cui qualche outsider cerca, legalmente, di sfruttare a proprio vantaggio gli stessi meccanismi permessi ai “pesci grossi”, è immediato l’intervento dei cosiddetti “organismi di controllo”, della censura sui social media e dei lacchè dell’informazione asservita per bloccare ogni deflusso di capitale verso rotte indesiderate.
La disponibilità di denaro virtualmente infinita è stata utilizzata per manipolare ulteriormente i mercati e far lievitare il prezzo delle azioni delle aziende già acquisite, in modo che i proventi potessero essere “investiti” nella corruzione di politici di tutti gli schieramenti, come viene dettagliatamente spiegato in questo video. È fondamentale infatti, per la Cricca, la costruzione di una rete funzionale ai suoi scopi, che comprenda non solo i gangli di numerosi governi, ma anche associazioni più o meno segrete che affasciano il mondo finanziario, industriale e politico in cerchi concentrici (dal gruppo Bilderberg a quello di Davos/WEF alla massoneria e strutture similari), organismi sovranazionali (ONU, OMS, UE, ecc.), agenzie di intelligence (CIA, Mossad, MI6, ecc.), vertici religiosi, funzionari dell’apparato burocratico di diversi stati, l’apparato dei media tradizionali e dei social media quasi per intero, strutture militari e paramilitari (queste ultime descritte un po’ più in dettaglio nel nostro articolo “Il neonazismo dei Democratici americani”), altri elementi “ancillari” (ad esempio, le ONG per la movimentazione dei migranti). Tutto questo coacervo eterogeneo va a formare il cosiddetto “deep state”, o “stato profondo”.
Per approfondire il ruolo particolare e fondamentale degli strumenti di propaganda, potete visitare la sezione del nostro sito sulla “guerra dell’informazione”, nella cui introduzione abbiamo scritto quanto segue: “Caratteristica fondamentale dell'apparato di informazione delle élite è un'elevatissima centralizzazione: il grosso dei media americani è detenuto da un pugno di aziende colossali, a loro volta soggette ad una centralizzazione ancora più spinta, grazie al ruolo dei fondi di investimento BlackRock, Vanguard e State Street, così strettamente legati tra loro da rivestire il ruolo di direzione unica. Il tramite tra questa direzione e i media veri e propri, fino ai singoli giornalisti, è svolto dalla CIA (vedi "Operazione Mockingbird": LINK 1; LINK 2) e, molto probabilmente, da altri spezzoni dell'apparato di intelligence.”
Quello che vale per i media, vale anche per molte aziende dei principali settori economici, costrette dai fondi azionari che le controllano a mettere in atto le politiche decise dalla Cricca (ad esempio, il sostegno alle ideologie “woke”, come spiega molto bene il documentario “The war on children – La guerra contro i bambini”).
Un altro meccanismo utilizzato dalla Cricca per drenare la ricchezza mondiale e, nel contempo, favorire l’ascesa di nuovi centri di potere ritenuti più aderenti ai propri interessi, è il sistema dei dazi commerciali asimmetrici, che favoriscono gli investimenti nella produzione industriale in Estremo Oriente (soprattutto in Cina), dove i profitti sono più alti a causa del basso prezzo della forza-lavoro, e il ritorno dei profitti industriali così ottenuti in Occidente, per essere investiti nell’”economia di carta” della finanza, con il suo effetto di ulteriore moltiplicazione dei profitti. Sia i dazi commerciali asimmetrici tra USA e Cina che altri accordi in corso di approvazione e finalizzati ad aumentare all’inverosimile lo sfruttamento della forza-lavoro (ci riferiamo soprattutto ai trattati TPP e TTIP) sono stati disinnescati da Trump nel corso del suo primo mandato (vedi il nostro articolo “La Trump economy”).
Il controllo diretto di interi apparati statali ha dato alla Cricca la forza militare per imporre il proprio sistema in tutto il globo. Basti pensare agli ultimi che hanno osato tentare di opporsi al dominio del dollaro: Saddam Hussein nel 2000 chiese euro anziché dollari per il pagamento del petrolio iracheno (fu liquidato nel 2003), Gheddafi coltivava il progetto di introdurre, per tutta l’Africa, una moneta basata sull’oro (il dinaro) al posto dell’infame franco CFA, portando il continente fuori dal sistema della moneta fiat (il colonnello fu liquidato nel 2011). In casi meno “gravi”, i paesi che formalmente detengono le “chiavi” del sistema (quindi soprattutto gli USA, con la UE in seconda fila) impongono sanzioni economiche, che possono arrivare al blocco di tutti i trasferimenti bancari, che notoriamente viaggiano sul sistema SWIFT (ovviamente in mani private). In altre situazioni più “complesse”, come quella della Russia, che da almeno un ventennio si oppone alla Cricca e al suo Nuovo Ordine mondiale, alle sanzioni e alla propaganda si sono affiancate strategie di lungo periodo, come l’accerchiamento militare (allargamento dei confini della NATO) e il dirottamento della nazione ucraina attraverso un vero e proprio golpe nella forma di “rivoluzione colorata” (2014), per poi farne un “hub” dell’Occidente, pesantemente armato e finalizzato all’azione militare in chiave anti-russa. Tale strategia è alla radice dell’attuale conflitto russo-ucraino, che non è altro che un’azione preventiva della Russia di fronte all’inevitabilità dello scontro pianificato dalle élite globaliste.
Molte sono state negli ultimi decenni, in giro per il mondo, le “rivoluzioni colorate” o i tentativi in tal senso, avvenute grazie all’intervento sul posto delle agenzie di intelligence (in testa a tutte, ovviamente, la CIA), unito a ingenti finanziamenti mirati a far crescere, quando non a creare di sana pianta, forze di opposizione e personaggi “di spicco” che avallano programmi globalisti, a reclutare agitatori professione, a impiantare ONG che fungono da basi operative, a introdurre l’uso del voto elettronico per truccare più facilmente le elezioni. Per fare alcuni esempi diversi dall’Ucraina, un tentativo di rivoluzione colorata è attualmente in corso in Georgia, per permettere all’occidente globalista di aprire un secondo fronte militare contro la Russia; tentativi del genere sono stati recentemente stroncati in Bielorussia e nella stessa Russia (Navalny era un personaggio “allevato” in tal senso), mentre la “rivoluzione colorata” avvenuta in Myanmar nel 2007 è stata da poco tempo ribaltata da un golpe militare anti-globalista.
Tornando a quanto detto all’inizio sull’inevitabile crisi finale dell’attuale ordinamento economico, citiamo un brano del nostro articolo “Il quadro generale”, scritto a marzo del 2021: “La crisi finanziaria del 2008, con i suoi perduranti effetti, e le crescenti necessità di intervenire sulla moneta aumentandone a dismisura la falsificazione (ossia creandone una quantità potenzialmente illimitata) ci consegnano uno scenario da “fine impero”, cioè dimostrano chiaramente che il sistema economico è prossimo al collasso e non può essere “riparato”. La ristretta élite economica che controlla il sistema bancario da secoli, che dapprima la nascita e lo sviluppo della finanza e dell’economia di carta e poi l’espansione monetaria hanno reso sempre più potente in un contesto economicamente sempre più fragile, ha potuto prevedere da lungo tempo il corso degli eventi, avendo in mano la visione, praticamente in tempo reale, dei flussi di capitale a livello mondiale e della loro redditività in termini di profitto (storicamente declinante). La posizione privilegiata ha consentito a questa cricca di elaborare con largo anticipo una strategia per il mantenimento e il consolidamento del potere anche di fronte al crollo del sistema economico, secondo un piano che è già in atto da decenni.” La Cricca possiede quindi i mezzi e le conoscenze teoriche e pratiche per pianificare in larghissimo anticipo le proprie mosse e quindi, sapendo che la fine dell’attuale sistema economico avrebbe aperto le porte ad un sistema nuovo, di benessere diffuso, che non avrebbe consentito concentrazioni di denaro e potere in poche mani analoghe a quelle del presente, consapevoli perciò che erano destinati a perdere le proprie ricchezze e il proprio potere, hanno escogitato e pianificato un “finale alternativo”, una specie di nuovo feudalesimo in cui avrebbero posseduto tutto il pianeta e tutti i beni, i mezzi di produzione e i prodotti del lavoro e si sarebbero fatti servire dai brandelli di umanità scampati alle loro stragi e ridotti in schiavitù. Questo piano è spiegato con maggiore dettaglio nel nostro articolo “Il folle piano delle élite contro il Popolo”.
Entrano in scena i Patrioti
Ci siamo occupati altrove, in maniera estesa, del Piano Militare e dell’azione dei Patrioti, nonché della guerra rivoluzionaria in atto per il nuovo sistema economico. Ci limiteremo qui a sottolineare alcuni specifici elementi. Innanzi tutto, la Federal Reserve è stata incorporata nel Tesoro USA sotto Trump (VEDI), segno che la Cricca ne ha perso il controllo. Prova ne sia che, nonostante il panorama economico fosco almeno a partire dal COVID, il temuto crollo di borsa non c’è ancora stato. In effetti, quando si ha a disposizione una “stamperia” di denaro, è teoricamente possibile pomparne quantità illimitate nel sistema finanziario ed evitare i crolli. Citiamo, a proposito, un brano da “La Trump economy”: “A dicembre del 2018 c’è stata la svolta nella lotta per il controllo del truccatissimo mercato azionario, importante soprattutto in ottica propagandistica: nell’attuale circo dell’informazione americana (e, di rimbalzo, mondiale), il rialzo dell’indice azionario viene automaticamente correlato ad un’economia in salute. Fino allo scorso dicembre le sorti dell’andamento di Wall Street erano nelle mani della Cricca, che stava facendo crollare la borsa come risposta agli attacchi diretti di Trump alla FED, il suo asset più prezioso. Il segnale decisivo è arrivato il 25 dicembre 2018: il consiglio di Trump “buy the dip” (comprate ora che i prezzi sono bassi), riferito al mercato azionario, sanciva il passaggio del controllo della borsa nelle mani dei militari. Da allora, l’indice Dow Jones è salito da circa 21.000 punti a circa 25-26.000”. Se in futuro ci saranno crolli di borsa, ci azzardiamo a ipotizzare che saranno permessi per facilitare, in qualche modo, la nascita del nuovo sistema.
L’ingresso dell’Arabia Saudita nei BRICS e la sua disponibilità a vendere il petrolio in valute diverse dal dollaro hanno, in pratica, sancito la fine degli accordi del 1975 che hanno consentito alla moneta americana di mantenere fino a oggi il ruoto di moneta mondiale. E proprio dai BRICS sta nascendo il nuovo sistema monetario: in cantiere c’è il varo di una nuova moneta per sostituire il dollaro negli scambi internazionali, garantita per il 40% dall’oro e per il 60% dalle valute nazionali dei paesi membri. Valide e funzionanti alternative al sistema SWIFT sono già state sviluppate “grazie” alle sanzioni occidentali nei confronti di Russia e Iran. Sempre in campo monetario, è degno di nota l’endorsement di Trump nei confronti delle criptovalute. Scrivevamo sul nostro blog nel 2019: “Nel quadro dell’attacco a 360 gradi al potere delle banche centrali, è ipotizzabile che la nascita della criptovaluta Bitcoin nel 2009, strumento finora dimostratosi inattaccabile dal punto di vista tecnico, il cui creatore (o creatori) si è nascosto dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto e non è mai stato identificato, sia parte del piano e abbia come fine da un parte la creazione di un’arma monetaria altamente innovativa per lo scardinamento delle banche centrali e dall'altra la creazione di un cuscinetto dove poter riversare il valore (fittizio) dell'economia finanziaria di fronte a un crollo o a un reset (soprattutto in questo caso è utile considerare il ruolo non solo del Bitcoin, ma di tutta la popolosa schiera delle criptovalute). La provenienza della tecnologia delle criptovalute da ambienti militari sembra ancora più evidente nel caso del protocollo Mimblewimble. Una parziale conferma di quanto appena detto viene dalla nomina, a gennaio del 2019, di Mick Mulvaney, personaggio apertamente favorevole al Bitcoin, come capo dello staff della Casa Bianca, una carica molto importante all’interno del panorama politico americano.”
Chiudiamo con la nota lieta del declino di due famiglie tra le più infami e luride: i Rothschild (con la recente morte di Jacob, il suo membro più eminente, e l’asta delle opere d’arte possedute dalla famiglia) e la Casa Reale Britannica, in pieno sfaldamento.
“Nessun quantitativo di denaro, influenza o potere può fermare tutto questo” Q#1602
“Niente può fermare quello che sta arrivando. Niente.” Q#2494