La crisi finanziaria del 2008, con i suoi perduranti effetti, e le crescenti necessità di intervenire sulla moneta aumentandone a dismisura la falsificazione (ossia creandone una quantità potenzialmente illimitata) ci consegnano uno scenario da “fine impero”, cioè dimostrano chiaramente che il sistema economico è prossimo al collasso e non può essere “riparato”. La ristretta élite economica che controlla il sistema bancario da secoli, che dapprima la nascita e lo sviluppo della finanza e dell’economia di carta e poi l’espansione monetaria hanno reso sempre più potente in un contesto economicamente sempre più fragile, ha potuto prevedere da lungo tempo il corso degli eventi, avendo in mano la visione, praticamente in tempo reale, dei flussi di capitale a livello mondiale e della loro redditività in termini di profitto (storicamente declinante). La posizione privilegiata ha consentito a questa cricca di elaborare con largo anticipo una strategia per il mantenimento e il consolidamento del potere anche di fronte al crollo del sistema economico, secondo un piano che è già in atto da decenni.
L’elezione di Donald Trump alla presidenza americana nel 2016 è stata, per la suddetta élite, il segnale che stava intervenendo un’operazione militare inattesa, che si muoveva lungo linee e con obiettivi opposti a quelli del suo piano, anche in questo caso secondo una strategia sviluppata lungo diversi decenni. La vittoria di Trump ha quindi segnato l’inizio di una vera e propria guerra che, a differenza delle due guerre mondiali che l’hanno preceduta, si configura come un conflitto ibrido, combattuto non tra nazioni ma all’interno di ogni singola nazione tra lo schieramento della finanza globalista, che ha dalla sua parte la grande stampa e una vastissima schiera di politici e funzionari corrotti (il deep state), e uno schieramento riduttivamente definito come “sovranista”, che ha dalla sua una quota decisiva delle forze militari globali (soprattutto di quelle americane e russe, largamente predominanti). Questa lotta si svolge nell'arena dell’informazione (è questo il contesto nel quale Q si inserisce), ma è fatta anche di attacchi informatici (si vedano i colossali brogli nelle elezioni americane del 2020) e di conflitti locali o nascosti. A differenza delle due "vecchie" guerre mondiali, che si sono risolte essenzialmente in un regolamento di conti tra fazioni delle classi dominanti a spese della povera gente (e a sicuro vantaggio, come sempre, di chi elargiva il credito a tutti gli schieramenti belligeranti), quella presente è anche una guerra rivoluzionaria, perché, in un caso o nell’altro, sancirà la fine del sistema economico ormai morente e muterà, in maniera decisiva e forse definitiva, la struttura delle classi sociali.
Il nuovo coronavirus è l’agente biologico utilizzato in questa guerra: di origine artificiale (come è dimostrato non solo dai più seri studi - LINK 1, LINK 2, LINK 3 -, ma anche dai documenti ufficiali), è stato rilasciato dal fronte globalista (LINK), le cui strutture (OMS, ONU, governi controllati) ne hanno inizialmente favorito la diffusione, per poi mettere in atto draconiane politiche di lockdown, inutili per il contenimento dell’epidemia, ma funzionali alla distruzione del tessuto economico e a favorire il controllo totale della popolazione attraverso la soppressione di ogni libertà individuale e la demolizione della coesione sociale. Le stesse politiche sanitarie attuate a livello globale (divieto di effettuare autopsie in modo da ritardare l’identificazione del meccanismo di azione della malattia da coronavirus all’interno dell’organismo, soppressione delle terapie efficaci, incentivi economici agli ospedali per ogni diagnosi, ogni malato ed ogni morto di COVID, reintroduzione degli anziani malati nelle strutture protette per diffondere il contagio e decimare i soggetti più fragili, quasi totale dismissione del sistema sanitario per tutte le patologie non-COVID), implementate all'unisono con una campagna mediatica ansiogena e senza precedenti per capillarità ed ampiezza, sono state mirate ad aggravare il bilancio delle vittime, in modo da terrorizzare la popolazione e consegnarla quindi inerme ai suoi aguzzini. L'obiettivo dei globalisti era quello di giungere finalmente al “Grande Reset”, basato sull’eliminazione totale dei debiti personali, ma anche di ogni diritto alla proprietà e alle libertà personali, su politiche generalizzate di sussidi per rendere la popolazione completamente succube del potere, sulla ferrea limitazione degli spostamenti individuali in nome di un ambientalismo basato su false premesse scientifiche e su una visione dell’uomo come corpo estraneo rispetto alla natura, su strategie di depopolamento del pianeta (una popolazione ridotta diminuisce i problemi legati al controllo della stessa. Per approfondimenti sul piano globalista, vedi QUI). La prova definitiva dell’uso del nuovo coronavirus come arma biologica viene direttamente dal “guru” della virologia (nonché venerato membro del deep state) Anthony Fauci, che il 10 gennaio del 2017, cioè 10 giorni prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, ha predetto che la nuova amministrazione avrebbe dovuto affrontare un’epidemia “a sorpresa”: era il segnale dato al nemico che la guerra era iniziata (LINK).
Dall’altra parte i sovranisti, che si autodefiniscono “Patriots” e il cui svantaggio è solo apparente, hanno messo in atto sofisticate strategie per sviare il colpo rispetto all’obiettivo del “Grande Reset” e portare infine alla chiusura dell’evento pandemico.
Anche le ultime elezioni americane, come già accennato, rappresentano un passaggio fondamentale nella guerra in corso. Esse sono state decise (finora) da brogli elettorali su scala gigantesca, che hanno dovuto colmare un distacco tra i due candidati stimabile intorno a 20-30 milioni di voti. Questo evento elettorale è sempre più chiaramente identificabile come una “ritirata strategica” della fazione sovranista, che può ora agire in maniera ancor più sotterranea, mentre la presidenza Biden si configura come una “falsa presidenza”, in cui i militari dettano autonomamente le linee reali di politica estera lungo le stesse direttrici dell’amministrazione Trump. Ad un dato momento, l’esito delle elezioni del 2020 verrà molto probabilmente ribaltato proprio in virtù dei brogli elettorali, le cui schiaccianti prove sono appunto nelle mani dei militari.
L’esito di questa guerra sancirà il futuro dell’umanità, ora al bivio tra un mondo distopico con miliardi di schiavi dominati da un’élite spietata e un futuro di pace e prosperità per tutti, che Q ci fa intravedere con alcuni accenni, talvolta marginali (Q#153, Q#2450, Q#2619, Q#3613).
Prima della fine della guerra, è nostra opinione (condivisa da altri analisti) che assisteremo ad altri eventi scioccanti (crollo finanziario? arresti eccellenti? percezione di una guerra nucleare imminente? altri eventi ad oggi imprevedibili?), che favoriranno il cosiddetto "Great Awakening", cioè il "risveglio" di larga parte della popolazione mondiale dal condizionamento mentale di origine mediatica e culturale. Paradossalmente, oltre che da Q, il processo è stato già in parte innescato proprio dalla pandemia.
Vi sveliamo il finale: l’élite finanziaria verrà irrimediabilmente e definitivamente sconfitta. Avremo sì il "Grande Reset", ma sarà a vantaggio del popolo.
Pubblicato il 07/03/2021, successive revisioni minori
NOTA: La presente descrizione del cosiddetto "quadro generale" si inserisce certamente in un contesto molto più ampio, che ci asteniamo dal trattare per mancanza di competenze specifiche e di adeguata formazione. Anche e proprio per questo incoraggiamo la ricerca individuale: qualsiasi cosa leggiate su questo sito vuole al massimo essere un punto di partenza, mai un punto di arrivo.
21 novembre 2023