Si intensifica lo scontro in Medio Oriente. Da una parte le forze russe e siriane continuano le operazioni militari nella provincia di Idlib per eliminare le forze legate al deep state, dall’altra lo stesso deep state globalista ha architettato una complessa controffensiva in Iraq. Le fazioni globaliste del governo iraniano (finora prevalenti) hanno inscenato una protesta popolare a Baghdad, con assalto all’ambasciata USA (la longa manus iraniana pare confermata dalla presenza, tra la folla, di Hadi al-Amiri, ex ministro iracheno legato a Teheran). Gli USA hanno reagito nell’immediato inviando cento marines, centinaia di paracadutisti e due elicotteri apache a guardia della sede diplomatica, e nelle 48 ore con un raid missilistico (quattro i missili utilizzati) che ha ucciso, a Baghdad, il potentissimo generale iraniano Qasem Soleimani, ex comandante della Guardia Rivoluzionaria iraniana e comandante della Forza Quds, organizzazione militare iraniana che si occupa delle operazioni all’estero (secondo molti analisti, Soleimani era il numero due del governo iraniano). A questo raid è seguito l’ingresso di 3000 soldati americani in Iraq dal Kuwait (3000 nuovi soldati USA verranno dispiegati quindi proprio in Kuwait) e un nuovo raid missilistico, in cui sono stati uccisi, sempre in Iraq, cinque comandanti del gruppo paramilitare filo-iraniano Hashed Al Shaabi. Uno scenario probabile è il seguente: Soleimani stava preparando un golpe in Iraq, con concomitanti assalti alle sedi diplomatiche americane nella regione. Duplice lo scopo: riconquistare posizioni perdute dal deep state in Medio Oriente attraverso un conflitto su vasta scala e il relativo caos e, di conseguenza, indebolire la posizione di Trump. L’amministrazione Trump vorrebbe evitare il conflitto e si trova a gestire una situazione di escalation militare: al di là della retorica, di prassi in queste occasioni, i contatti tra USA e Iran continuano su canali informali. Il calcolo americano si basa sul far leva sulla fazione sovranista della classe dirigente iraniana per evitare lo scontro militare aperto; il colpo inferto con l’uccisione di Soleimani dovrebbe aver indebolito i globalisti iraniani.
Le reazioni all'uccisione di Soleimani del fronte globalista americano (molto legato al deep state iraniano, si pensi all’accordo USA-Iran sul nucleare; anni fa una “soffiata” di Obama salvò Soleimani da un raid israeliano) sono state, come sempre in questi casi, ambigue: si va da posizioni quasi filo-iraniane dell’estrema sinistra parlamentare all’espressione di preoccupazione per l’escalation militare proveniente dalla maggior parte degli esponenti democratici e dei mai-con-trump repubblicani, che palesano l’inquietudine per una potenziale nuova sconfitta politico-militare del deep state. Eclatante il caso del New York Times che, ipotizzando, guarda caso, lo scenario di un attacco missilistico diretto contro Soleimani “eventualmente” presente a Baghdad in un articolo pubblicato poche ore prima del raid, ha quasi sicuramente tentato di avvisare il generale iraniano e il suo entourage dell’imminente pericolo.
5 gennaio 2020
Fin qui il nostro contributo di quasi 4 anni fa. Proponiamo ora la recente (ottobre 2023) analisi di Gianmarco Landi, basata su un articolo del Washington Post del 20 gennaio 2020:
SOLEIMANI ERA FUNZIONALE AL DEEP STATE AMERICANO
Molte persone non comprendono come i politici facciano il triplo e quadruplo gioco, e come quello che viene dichiarato ufficialmente sia frutto di doveri di circostanza ma non sia la verità, e nemmeno un lontano parente di essa.
Soleimani faceva attentati raccapriccianti che giocavano a favore del deep state, e anche quando era sceso in Siria a fianco di Bashar al-Assad, a sua volta protetto dai russi, lo fece in maniera strumentale, perché il vero obiettivo del deep state Usa è sempre stato quello di creare caos in Medioriente, una cosa che Soleimani faceva benissimo. Scopo di Mr. Clapper, il capo della corrente dominante la CIA e di riferimento di Hillary Clinton, era quello di riconoscere e fortificare delle leadership in area mediorientale che potessero fottere i veri nemici del deep state, cioè i russi e gli americani del MAGA, e tra queste leadership c’era Soleimani.
Per questo motivo il generale Charles Q Brown, attuale Capo di Stato Maggiore USA, una plastica rappresentazione del dominio di Trump al Pentagono a partire dal 30 settembre 2023, ha suggerito e sostanzialmente condotto il raid aereo del 2 gennaio 2020 che uccise Soleimani, un uomo dei servizi segreti iraniani assolutamente sistemico ai disegni del NWO e funzionale alla corrotta CIA. Bibi Netanyahu, infatti, non apprezzò e cercò di boicottare l'operazione, salvo poi prendersene il merito a cose fatte con un'ipocrisia e un cinismo agghiacciante, così come ha rivelato Trump.
Tuttavia ad un certo livello di analisi geopolitiche le cose grosse venivano dette e capite, e basta oggi considerare cosa è successo all'Iran (ora nazione dei BRICS) per comprendere come Trump abbia fatto un assist ai russi uccidendo quella ipocrita carogna di Soleimani. La Russia era, e lo è ancora di più adesso, alleata dell'Iran, ma Soleimani faceva il doppio gioco, turlupinando i leader religiosi sciiti che hanno il consenso degli iraniani e che si erano avvalsi di Soleimani per esercitare il potere. Putin, a gennaio 2020, ha esternato preoccupazione per l'assassinio di Soleimani: una frase di circostanza, perché Mosca era alleata storica di Teheran per decisione degli Sciiti (non di Soleimani), ben sapendo che avrebbe dovuto ringraziare Trump. Infatti Putin si precipitò in Siria, appena liquidato Soleimani, a spiegare bene la situazione. Il Medioriente, infatti, non fu turbato a seguito di questo assassinio, e non lo furono nemmeno Assad e Putin. Invece furono turbati i Democratici e i RINO, che anche per questo organizzarono le presidenziali truffa per cercare di abbattere Trump.
Leggi: https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/why-soleimanis-killing-gift-vladimir-putin
AGGIORNAMENTO DEL 9 NOVEMBRE 2023
In un discorso pubblico tenuto il 7 novembre 2023, Donald Trump ha indirettamente confermato che l'uccisione di Soleimani è stata effettuata in accordo con la leadership iraniana, che gli avrebbe comunicato in anticipo il piano di rappresaglia: "Ci hanno detto: non preoccupatevi, lanceremo 18 missili contro la vostra base militare, ma nessuno di questi colpirà la base".
Link: https://t.me/insiderqitaly/30135
Sopra, un singolare scambio di tweet tra Trump e Soleimani nello stile di Games of Thrones. Vi si legge “Le sanzioni stanno arrivando - 5 novembre” (Trump) – “Vincerò contro di te” (Soleimani). Il tweet di Trump è del 2 novembre 2018.