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Trump, la ristrutturazione dell’esercito e il fronte interno (testi dal 2019 al 2020)

www.qanon.itSep 12, 2023, 9:43:24 PM
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Gli interventi per rafforzare l’esercito e le manovre economiche dell’amministrazione Trump hanno come scopo principale difendere l’attuazione del Piano Militare. Secondo Q, “se cade l’America, cade il mondo” (Q#1350, Q#2039).

La fine dell’amministrazione Obama vedeva l’esercito fortemente indebolito: dalla vendita dei segreti militari, ai grossi problemi dei due aerei di punta dell’aviazione, il costosissimo F-22 Raptor e la sua versione più economica a grande diffusione, l’F-35; dalle modernissime navi speronate in pieno oceano mentre erano in avaria provocata da congegni di stati avversari (Russia e Cina) che, a distanza, ne avevano completamente distrutto l’elettronica all’abbandono dello Space Shuttle senza programmi sostitutivi e, con esso, la perdita scontata, nel lungo periodo, della supremazia nello spazio. In cima a tutto questo, acciai di bassa qualità (Q#855: l’acquisto di acciaio scadente dalla Cina è avvenuto su ordine di Obama), componenti elettronici fabbricati all’estero e, probabilmente, in grado di provocare incidenti aerei a comando, regole di ingaggio fortemente penalizzanti, chiusura di impianti produttivi strategici, condizione socialmente disastrosa degli ex-combattenti (che negli USA si suicidano a un ritmo medio di 20 al giorno), che contribuiva a fiaccare il morale dei militari, rendendone cupe le prospettive una volta fuori dall’esercito. Inoltre, durante l’amministrazione Obama si è avuto il passaggio del controllo di internet dalle mani del governo americano ad una società non-profit privata con base in California.

Secondo Q (Q#2640), questo indebolimento della potenza militare americana fa parte di un piano di 16 anni per distruggere l’America. Secondo diversi analisti, questo il probabile svolgimento del piano suddetto: iniziato con la presidenza Obama, sarebbe dovuto proseguire con 8 anni di presidenza di Hillary Clinton per terminare con una guerra mondiale che avrebbe dovuto vedere gli USA sconfitti e sostituiti, nel ruolo di nazione leader del mondo, dalla Cina. Si può certo dire che sussistono abbasta elementi per sospettare che Obama agisse nell’interesse di stati stranieri. Il soprannome che lui stesso scelse per essere identificato dal servizio segreto è “Renegade”, cioè “rinnegato” (Q#3325).

L’amministrazione Trump ha completamente ribaltato le politiche di Obama sulle forze armate, con aumenti del budget (700 miliardi di dollari per il 2017, 716 per il 2018 e 750 previsti per il 2019), varo della Space Force come sesta forza armata e di nuovi programmi della NASA per mantenere la supremazia nello spazio, bonifica di tutti gli aeromobili civili e militari dai componenti elettronici potenzialmente pericolosi, più potere ai generali sul campo, rilancio dell’industria siderurgica e militare, numerose iniziative in favore degli ex combattenti (snellimento delle pratiche burocratiche per risarcimenti e vitalizi, miglioramento dell’assistenza sanitaria, programmi specifici per la cura della salute mentale e per l’occupazione).

Nell’ottica della lotta tra i Patrioti e la grande finanza internazionale, l’esercito USA ha una funzione di dissuasione (e spesso, come abbiamo visto, di intervento) contro la tentazione, per la Cricca, di intraprendere avventure militari attraverso stati controllati.

Il deep state ha la necessità assoluta di rimuovere con ogni mezzo il pericolo mortale rappresentato, ai loro occhi, da Donald Trump, e l’attuale dibattito politico in America ruota attorno a questa lotta per la sopravvivenza, per cui si può tranquillamente affermare che è in corso una guerra civile non dichiarata, contenuta nelle forme attuali a bassa intensità dalla strategia dei militari, che vorrebbero sbarazzarsi del nemico nell’apparenza dell’assoluta legalità.

Per questo motivo, l’ormai scontato fallimento dell’inchiesta Mueller ha dato il la ad una serie di inchieste parlamentari a 360 gradi sulle attività passate e presenti del presidente e dei suoi familiari, nel tentativo di trovare qualche irregolarità che possa essere usata come arma di ricatto nei suoi confronti. Nell’ambito della politica americana, l’utilizzo di indagini per cercare crimini anziché per perseguirli è un richiamo diretto ai metodi del maccartismo; ciò nonostante, il Partito Democratico non ha avuto altra scelta che imboccare questa strada. Da parte loro i militari hanno dichiarato, tramite Q, di voler colpire duro, dal punto di vista giudiziario, dopo che il nemico avrà sparato tutte le sue cartucce e sono quindi in una posizione di attesa, durante la quale stanno completando le operazioni di accerchiamento.

Il Partito Democratico sta tentando portare lo scontro nelle strade, sia tramite i suoi gruppi paramilitari, gli Antifa e Black Lives Matter, sia provocando una sollevazione popolare nelle aree urbane a maggioranza democratica. Per ottenere quest’ultimo scopo, oltre a continuare una campagna stampa diffamatoria nei confronti di Trump che prosegue da molto prima delle elezioni presidenziali e che, come effetto collaterale, ha fatto perdere ulteriore credibilità e seguito ai già boccheggianti mezzi di comunicazione tradizionali, si basano sulle solite false flags: episodi a sfondo razziale inscenati ad arte ed attribuiti a sostenitori di Trump (clamorosi sono stati i recenti episodi dell’assalto al noto rapper nero e omosessuale Jussie Smollett e dei gesti attribuiti ai ragazzi del liceo cattolico di Covington: ambedue i casi si sono rivelati dei falsi palesi).

Dato che la vera lotta avviene sotto traccia, agli occhi di un osservatore ignaro la politica americana attuale appare come un assoluto manicomio. Per quanto concerne ciò che rimane del dibattito parlamentare vero e proprio, negli ultimi mesi il centro delle discussioni è stato occupato dalla questione della costruzione di più di 1000 chilometri di muro al confine con il Messico. Il muro rientra tra le promesse elettorali di Trump e verrà comunque costruito, il dibattito in corso non è che una trappola politica per esporre la vera natura del Partito Democratico e di molti esponenti del Partito Repubblicano legati al deep state. Anche qui, si tratta di una questione di vita o di morte: attraverso il confine meridionale penetrano, oltre a milioni di immigrati illegali che costituiscono, come abbiamo visto, un bacino elettorale imprescindibile per i democratici, il 90% degli stupefacenti che giungono sul mercato americano, migliaia di donne e bambini che sono merce nelle mani dei trafficanti di esseri umani (i cosiddetti coyotes: pare che il prezzo attuale di un bambino si aggiri sui 125.000 dollari) e i guerriglieri-terroristi dell’MS-13, una vasta gang diffusa in oltre 40 stati dell’Unione, che conta migliaia di membri, originari prevalentemente di El Salvador, che terrorizza la popolazione con stupri ed omicidi effettuati con l’uso del coltello (il motto dell’MS-13 è “uccidi, stupra, controlla”) e che rappresenta un vero e proprio esercito irregolare agli ordini del deep state (si vedano, ad esempio, Q#5, Q#6, Q#85, Q#91, Q#121, Q#484, Q#2395).

Come detto, la richiesta di finanziamenti per il muro da parte di Trump alla Camera, che ha portato ad un braccio di ferro culminato con la chiusura parziale del governo per circa un mese, e la stessa dichiarazione di emergenza nazionale riguardo al confine meridionale per ottenere diversi miliardi di dollari, non sono che trappole politiche, che danno anche l’idea del livello di penetrazione dei capitali provenienti dal narcotraffico e dal traffico di esseri umani nel corpo della politica americana: è palese che un muro creerebbe notevoli difficoltà ai rifornimenti.

In realtà, la presidenza già dispone dei soldi per costruire più di metà del muro (che infatti è in costruzione) e non avrà difficoltà a completarlo con i fondi del budget militare, senza dover chiedere nulla alla Camera e a prescindere dall’emergenza nazionale: è infatti, a norma di legge, prerogativa dell’esercito la costruzione di barriere difensive per mezzo del genio militare e Trump è il comandante in capo delle forze armate.

La necessità di contrastare il presidente su ogni terreno ha consentito a Trump di occupare posizioni centriste, facendo proprie le politiche che in America sono definite di common sense, cioè di buon senso, spingendo i democratici su posizioni estreme per quanto riguarda il dibattito politico tradizionale: scarsi controlli ai confini, estensione del diritto all’aborto fino a qualche ora dopo la nascita del bambino (!) e la novità del Green New Deal: eliminazione di tutti i combustibili fossili, di gran parte delle automobili e di tutti i voli aerei, ricostruzione di tutte le abitazioni ed eliminazione di tutti i bovini a causa delle emissioni di CO2 legate alla loro flatulenza. Emblematica è l’ascesa del nuovo astro, la ventinovenne Alexandria Ocasio-Cortez, neoeletta alla Camera nella circoscrizione di New York, portatrice di posizioni politiche di un’asineria senza pari e autrice seriale di dichiarazioni maldestre e fuori luogo.

La lotta in atto sul diritto all’aborto è giunta a livelli tali che alcune contee progressiste sono arrivate a vietare i viaggi dei privati cittadini verso gli stati (come Alabama e Georgia) che hanno approvato leggi restrittive in materia di aborto (Q ci informa, in Q#3405 e Q#4324, che le politiche sull’aborto sono determinate dalla compravendita di tessuti e parti fetali per il loro utilizzo medico/pseudomedico).

Un altro aspetto peculiare della politica americana è quello legato alla lotta sul Secondo Emendamento della costituzione, quello che consente ai cittadini americani di possedere e portare armi da fuoco. I Padri Fondatori dotarono i cittadini dei neonati USA di questo diritto espressamente perché potessero sbarazzarsi del governo una volta che questo fosse diventato tirannico. Questo concetto è ben radicato nella popolazione americana, soprattutto nelle vecchie generazioni. È chiaro che, in quest’ottica, il Secondo Emendamento rappresenta un incubo per il deep state.

È emerso (Q#782) che, a partire dal 1991, il governo americano ha segretamente favorito la l’utilizzo illegale di armi di fuoco per creare un movimento d’opinione contro la loro diffusione tra la popolazione. È anche abbastanza chiaro che molti degli eccidi di massa che avvengono frequentemente in America non sono che false flags organizzate anche e soprattutto per colpire il Secondo Emendamento. A questo scopo, la CIA si avvale dell’MK-Ultra, un programma per il controllo mentale iniziato negli anni ’50 e ufficialmente abbandonato negli anni ’70, ma in realtà portato a compimento (Q#771, Q#772, Q#773, Q#832, Q#2663). Questo prevede l’utilizzo di individui psicolabili (ad esempio, ex combattenti con gravi forme di disturbo post-traumatico da stress) che, sottoposti al giusto cocktail di farmaci e droghe (LSD) ed attivati da psicoterapeuti affiliati alla CIA, vengono indirizzati a commettere eccidi e/o suicidi. Qui un documentario della BBC sul programma MK-Ultra (dal sito Sputnik News che, grazie alla democraticissima UE, è raggiungibile soltanto usando un VPN). Altro video di un’importante testimonianza, con sottotitoli in italiano: https://youtu.be/wRsY9dAPdWk.

Un ulteriore fronte caldo è quello dei campus universitari, da sempre baluardo del Partito Democratico e ultimamente su posizioni sempre più radicali, con censure aperte e dirette verso gli studenti conservatori. Sulle università è stato recentemente scagliato un doppio attacco: da un lato è emerso la scandalo della corruzione legata all’ingresso dei figli dei personaggi più ricchi e in vista dietro pagamento di laute tangenti (con un notevole danno di immagine per molti prestigiosi atenei americani e il solito codazzo di cause civili potenzialmente rovinose), dall’altro Trump ha firmato un Ordine Esecutivo che taglia i lauti fondi federali alle università che non dovessero rispettare il Primo Emendamento, quello sulla libertà di parola (che attualmente non viene rispettato: in alcuni campus sono addirittura stati istituiti dei piccoli spazi del free speech, i soli in cui sia possibile esprimere liberamente la propria opinione).

La guerra dell’informazione

Fondamentale in ogni operazione militare è il nodo del controllo dell’informazione. Abbiamo già visto come i militari abbiano parzialmente risolto il problema creando quasi ex nihilo, con Q, una corazzata mediatica dalla portata internazionale. Per raggiungere in estensione e profondità il pubblico americano, e non solo, hanno però bisogno di raggiungere, almeno in parte, i mainsteram media. Al momento delle elezioni, il computo dei giornali era di 241 a 19 in favore della Clinton, con tutte le maggiori reti televisive (CNN, MSNBC, ABC, CBS, NBC) su posizioni nettamente anti Trump, ad eccezione di Fox News, che in parte si faceva portatrice del punto di vista del futuro presidente. Gli schieramenti attuali non sono cambiati e le posizioni si sono ulteriormente radicalizzate; il drappello di giornalisti fedeli a Trump in Fox News si è ben delineato (Sean Hannity, Sara Carter, Tucker Carlson, John Solomon, Laura Ingraham, Jeanine Pirro, Jesse Watters, Maria Bartiromo, Dan Bongino su tutti: alcuni di essi, se non tutti, fanno sicuramente parte del Piano) e, al momento, è sotto attacco.

Per quanto riguarda i social media, è attualmente in corso una controffensiva dei militari sul piano giudiziario, principalmente attraverso il membro della Camera Devin Nunes, con cause civili per le censure verso i conservatori che potrebbero potenzialmente costare miliardi di dollari a Twitter e agli altri colossi del settore. Altri piccoli bastioni nelle mani dei militari sono la piattaforma di news su internet Breitbart e la rete televisiva OANN.

L’8 maggio 2019, la rete televisiva Court TV, che si occupa di seguire i processi di maggior rilievo, riprende le trasmissioni dopo 11 anni. È molto probabile che la mossa faccia parte del piano per aggirare la censura della stampa nei confronti dei futuri processi ai membri del deep state.

Per sottrarsi dal ricatto dei mainstream media (6 corporation controllano circa il 90% dell’informazione) e dalle conseguenze di eventuali black-out di internet architettati ad arte, l’amministrazione Trump ha attivato (ottobre 2018) un sistema di allerta presidenziale via sms verso tutti i telefoni cellulari presenti negli USA e si terrebbe pronta a lanciare una piattaforma di news sia televisiva che online controllata direttamente dalla Casa Bianca.

Il braccio di ferro sul sistema elettorale

Il Partito Democratico, la cui azione nell’attuale contingenza politica si è trasformata in una vera lotta per la sopravvivenza, sta cercando di riconquistare il potere in occasione delle prossime elezioni grazie a profondi cambiamenti da attuare nel sistema elettorale americano, ma che francamente hanno pochissime probabilità di essere approvati. Abbiamo già detto di come l’immigrazione illegale giochi, nell’attuale sistema, in favore dei democratici, per cui la limitazione dei flussi migratori clandestini da parte dell’amministrazione Trump viene vista come una pesantissima minaccia alle ambizioni di vittoria della sinistra parlamentare americana.

Quindi, da parte democratica, in chiave elettorale abbiamo le seguenti posizioni: contrarietà ad ogni limitazione dei flussi migratori, abolizione del Collegio Elettorale (il meccanismo costituzionale che permette agli stati piccoli o con bassa popolazione di avere un peso elettorale importante: senza di esso, vincerebbe le presidenziali chi ha più voti complessivi, quindi sarebbe sufficiente concentrarsi sugli stati popolosi e sulle aree urbane per vincere: un vantaggio per i democratici), riduzione dell’età del voto da 18 a 16 anni (l’elettorato più giovane tende più facilmente a votare per i democratici), diritto di voto per i carcerati (che negli USA sono oltre 2 milioni e che, in gran parte, tendono verso il partito democratico), promulgazione di leggi statali per escludere Trump dalle elezioni presidenziali (con il pretesto che si rifiuta di rendere pubblica la propria dichiarazione dei redditi, cosa che legalmente non è tenuto a fare), esclusione del quesito sulla cittadinanza dal censimento del 2020 (in modo che gli illegali possano pesare sulla ridistribuzione dei singoli collegi elettorali, favorendo i democratici), inserimento della città-santuario per gli immigrati illegali negli stati a maggioranza repubblicana.

Da parte loro, i militari hanno piani completamente opposti e la forza per farli approvare. Di qui le azioni dell’amministrazione Trump, quali: il controllo dell’immigrazione clandestina, la probabile legge sul controllo dell’identità ai seggi elettorali, la difesa del Collegio Elettorale e delle norme costituzionali (che vietano, ad esempio, leggi statali per escludere un candidato dalle elezioni presidenziali), l’inserimento del quesito sulla cittadinanza nel censimento del 2020 (che ha già incassato il parere favorevole dei giudici conservatori della Corte Suprema), l’opposizione assoluta a qualsiasi proposta come la riduzione dell’età del voto e la possibilità di votare per chi è in carcere.

Le nuove “camicie brune” (dall’aggiornamento del 12 settembre 2020)

Q, soprattutto con Q#4635, ci mette sulla strada del confronto tra le tattiche naziste e quelle dei democratici, facendo il parallelo tra le SA (le “camicie brune”) e gli AntifaBlack Lives Matter: sono punti comuni gli assalti agli oppositori politici, l’intimidazione di chi vota (cosa che, dice Q, avverrà il 3 novembre), la copertura delle violenze da parte dei politici amici, la piattaforma che riecheggia il socialismo, l’uso dell’apparato propagandistico,l’utilizzo delle difficoltà economiche per accelerare il reclutamento (il riferimento è alle politiche di lockdown, ancora imposte alla popolazione, in alcune zone d’America, proprio da governatori e sindaci democratici). Anche il taglio dei fondi alle forze di polizia e il loro smantellamento in talune zone ricalca una precisa tattica dei nazisti (Q#4650, Q#4654). Q dice anche, come già aveva fatto in passato, che il partito nazista non è mai stato del tutto eradicato (si veda il background di Soros): sostanzialmente allude al fatto che il perseguimento del Nuovo Ordine Mondiale altro non è che il tentativo di prosecuzione delle politiche naziste in una forma modernizzata (vedi Q#936). Il parallelo ha colto talmente nel segno che la stampa, dopo il post Q#4635, ha immediatamente iniziato a pubblicare articoli che paragonano il movimento di Q ai nazisti (Q#4653).

Q afferma (portando le prove) che i numerosi incendi che stanno divampando in California e Oregon sono atti di terrorismo interno perpetrati dagli Antifa con lo scopo di creare il caos (Q#4666, Q#4667, Q#4668, Q#4676, Q#4677, Q#4678, Q#4679), ma anche di far arrivare finanziamenti federali a pioggia agli Stati che ne sono stati esclusi a causa delle loro politiche nei confronti dell'immigrazione clandestina (Q#4639).