Cominciamo dalla fine, cioè dall’accettare come fatto compiuto che Donald Trump sia asceso alla Presidenza degli Stati Uniti come punta di diamante di una gigantesca operazione militare su scala internazionale, preparata meticolosamente nel corso di diversi decenni. L’analisi dei fatti servirà anche a provare questo punto.
Donald Trump ha raggiunto la Presidenza attraverso la più incredibile delle vicende elettorali, nella quale egli, non un politico, ma un miliardario operante nel ramo delle costruzioni immobiliari, autore del libro best seller “The art of the deal” (L’arte della trattativa) e noto al grande pubblico come personaggio televisivo di reality show, ha, come primo passo, vinto le primarie repubblicane contro il suo stesso partito, i cui vertici lo hanno pesantemente osteggiato, sconfiggendo 16 avversari tutti più titolati di lui, tra i quali Jeb Bush, pupillo dell’omonima famiglia, i potenti senatori Ted Cruz (Texas) e Marco Rubio (Florida), e il governatore dell’Ohio John Kasich, suo acerrimo nemico politico. Nel frattempo, Hillary Clinton, il presidente designato da quella che avrebbe dovuto essere la parte più forte della classe dirigente americana, aveva vinto le primarie democratiche, scippandole al socialdemocratico Bernie Sanders, grazie non solo al meccanismo dei superdelegati, che mette buona parte delle possibilità di candidatura nelle mani dell’apparato del partito e quindi dei ‘donors’ (i grandi donatori, ossia le entità economiche che ci mettono i soldi, spesso nascondendosi dietro teste di legno - e parliamo solo dei finanziamenti ufficiali, perché quelli non ufficiali sono di gran lunga superiori), ma soprattutto a veri e propri brogli elettorali, scoperti e denunciati in forma anonima attraverso l’invio di numerosi documenti compromettenti a Wikileaks (la cui esistenza fa probabilmente parte dello stesso piano che ha portato Trump alla presidenza degli USA o, quanto meno, si è rivelata assai funzionale allo stesso), che li ha resi pubblici. Il Comitato Nazionale Democratico ha attribuito ufficialmente l’attacco hacker ai soliti russi, mentre con un’indagine interna ha identificato in Seth Rich, un analista informatico che lavorava per il comitato ed era sostenitore di Bernie Sanders, l’autore della “spiata”. Lo stesso Rich è stato ucciso il 10 luglio 2016 per ritorsione, dietro l’ordine di alti esponenti democratici, tra i quali John Podesta. Bernie Sanders sarebbe stato “risarcito” per la mancata candidatura con una proprietà immobiliare.
Inizialmente, il Partito Democratico ha cercato di favorire la vittoria di Trump alle primarie repubblicane, ritenendolo un avversario facile da battere, ma la minima influenza democratica sul voto repubblicano non può essere certo annoverata come causa fondante della riuscita di Trump.
Le elezioni presidenziali hanno visto realizzarsi un evento ritenuto ancora più improbabile. Hillary Clinton aveva dalla sua non solo tutto il proprio partito e parte dei vertici repubblicani, ma anche la totalità dei cosiddetti mainstream media (media a grande diffusione), la parte più ricca e potente della classe dirigente (Wall Street innanzi tutto, ma anche i giganti del tecnologico, le grandi aziende farmaceutiche, i media appunto, ecc.), un’organizzazione sul territorio che consentiva di sfruttare le falle del sistema elettorale americano, consentendo ai militanti di esprimere il voto in più seggi e, addirittura, in più Stati e, soprattutto, consentendo a milioni di immigrati clandestini di votare illegalmente, come da esplicito incoraggiamento del presidente Obama alla vigilia delle elezioni. Inoltre, è praticamente certo che le macchine per il voto elettronico (utilizzate in diversi Stati e fornite da una società di proprietà di George Soros, finanziere ungherese, che in gioventù ha collaborato con i nazisti (LINK 2), aiutandoli nella confisca dei beni degli ebrei e che è strettamente legato al Partito Democratico e alla Clinton) fossero programmate per convertire automaticamente una parte dei voti da Trump a Clinton. In più, tutte le principali piattaforme internet e tutti i principali social media (Facebook, Twitter, Youtube, Reddit, Instagram, ecc.) mettevano in atto forme di censura sia esplicite che occulte (shadow banning) nei confronti dei sostenitori di Trump e degli esponenti repubblicani. Per quanto riguarda il voto degli immigrati, bisogna sottolineare che il Partito Democratico ha negli anni perfezionato il controllo del voto delle minoranze etniche, compreso quello, illegale, dei clandestini, grazie al sapiente uso dei cosiddetti “ammortizzatori sociali”, che per i democratici sono un cavallo di battaglia.
La vittoria elettorale di Trump in condizioni apparentemente proibitive è stata, come vedremo, il frutto di una pianificazione militare al più alto livello, che sicuramente ha portato alla limitazione, negli stati-chiave, dei brogli della controparte (solitamente giganteschi, come abbiamo visto sopra), dato che le stesse inchieste promosse dai democratici all’indomani delle elezioni sono servite solo a mettere in luce irregolarità commesse dai democratici stessi e quindi immediatamente chiuse. Ridicolo, poi, pensare che la sbandierata influenza diretta dei russi sul processo elettorale americano possa avere un fondo di verità. Come vedremo, si tratta di una bufala architettata ad arte.
Il programma elettorale di Trump
Il vero programma di Trump, almeno nella prima fase, è esposto in grandi linee in questo video, girato prima delle elezioni (sottotitolato in italiano da Qlobal-Change Italia).
Essenzialmente, esso verte sulla distruzione della borghesia finanziaria (diventata, se possibile, ancor più parassitaria dopo la crisi del 2008 che, a detta dello stesso Soros, ha rappresentato la fine della finanza vera e propria; in effetti, il meccanismo della finanza, da allora, è stato sostenuto dall’esasperata monetizzazione da parte delle banche centrali) e della rete delle banche centrali, insieme alla macchina politica e propagandistica ad essa legata. Un compito tanto titanico da apparire quasi irrealistico, ma che però, ad oggi, trova riscontro nei fatti.
Tale programma necessita di un’attuazione su base internazionale (con un’alleanza non dichiarata, per chiari motivi di opportunità, ma ‘di fatto’ con Russia, Cina e altre nazioni) e deve essere necessariamente accompagnato da misure di sostegno alla popolazione (in parte già realizzate o in via di realizzazione) per conservarne e rafforzarne il supporto.
Il piano riecheggia, tra le varie cose e tra le righe, la volontà del presidente Kennedy (assassinato non per caso) di smantellare la CIA e distruggere le potenti società segrete nelle quali spesso i vertici della borghesia finanziaria si organizzano per esercitare e rafforzare il proprio potere (come la vecchia e potentissima Skull and Bones [Teschio e Ossa], con base nell’università di Yale, che ha tra i suoi membri l’ex presidente George W. Bush e l’ex segretario di stato John Kerry). Trump ha presentato la propria elezione come “un crocevia per la nostra civiltà”.
Testo del 9 marzo 2019, rivisto dove necessario